Ecco com’è che va il mondo! james joyce vs. franco battiato
Il nostro lavoro (libro+portale) intende sottolineare l’appartenenza di Franco Battiato a una concezione dell’arte che prosegue le tensioni più alte e più significative delle avanguardie artistiche novecentesche.
Ecco, per le feste, vi regaliamo dei frammenti di una pietra preziosa che Battiato e Sgalambro hanno sempre seguito e a cui si sono sempre ispirati: l’Ulysses di Joyce.
Basta aprire una pagina e, un po’ qua e là, si ritrovano le trinciapollate, gli scopiazzamenti e alcune delle fondamentali tessere del sofisticato e ricco mosaico delle canzoni del Duo.
In Ecco com’è che va il mondo troviamo le «perline al collo» e il «ventaglio di struzzo» riferito alla «grassa puttana»; poi a seguire, le varie «mani delicate» e le «pupille da gatta» della bambina che «accarezza» e «bacia»: «gli anni si fanno docili al suo tocco».
Ma vediamo di contestualizzare il Joyce di Battiato e Sgalambro nel Joyce di Joyce, riportando i segmenti principali calati nella realtà dell’Ulisse (trad. it. Giulio de Angelis, 1960, Mondadori):
p.14
I suoi segreti: vecchi ventagli di piume, carnets di ballo con le nappe, incipriati di muschio, un gingillo di perline d’ambra nel suo cassetto chiuso a chiave. Una gabbia da uccelli era appesa alla finestra soleggiata di casa sua quand’era bambina.
Her secrets: old featherfans, tasselled dancecards, powdered with musk, a gaud of amber beads in her locked drawer. A birdcage hung in the sunny window of her house when she was a girl.
p.68
Si fida di me, la sua mano morbida, gli occhi dalle lunghe ciglia. Ora dove diavolo la sto portando di là dal velo? Nella ineluttabile modalità dell’ineluttabile visualità. Lei, lei, lei. Quale lei? La vergine nella vetrina di Hodges Figgis lunedì in cerca di uno di quei libri alfabetici che tu dovevi scrivere. Che occhiata penetrante le hai dato. Il polso attraverso al lacciuolo intrecciato del parasole. Vive a Leeson Park con una pena e ninnoli, donna di lettere. Parlane con qualcun’altra, Stefanuccio: un tipetto abbordabile. Scommetterei che porta quel busto reggicalze castigo di Dio e calze gialle, rammendate con lana bozzolosa. Parla di polpette di mele, piuttosto. Dove hai il cervello? Toccami. Occhi morbidi. Mano morbida, morbida. morbida. Mi sento solo qui. Oh, toccami presto, ora. Qual è quella parola nota a tutti gli uomini? Sono tranquillo qui solo. E triste. Toccami, toccami.
She trusts me, her hand gentle, the longlashed eyes. Now where the blue hell am I bringing her beyond the veil? Into the ineluctable modality of the ineluctable visuality. She, she, she. What she? The virgin at Hodges Figgis’ window on Monday looking in for one of the alphabet books you were going to write. Keen glance you gave her. Wrist through the braided jesse of her sunshade. She lives in Leeson park with a grief and kickshaws, a lady of letters. Talk that to someone else, Stevie: a pickmeup. Bet she wears those curse of God stays suspenders and yellow stockings, darned with lumpy wool. Talk about apple dumplings, piuttosto. Where are your wits? Touch me. Soft eyes. Soft soft soft hand. I am lonely here. O, touch me soon, now. What is that word known to all men? I am quiet here alone. Sad too. Touch, touch me.
p.76
Egli guardava le fessure nere degli occhi che si restringevano per l’avidità fino a che gli occhi divennero pietre verdi.
He watched the dark eyeslits narrowing with greed till her eyes were green stones.
p. 92
Una ragazzina sbrigliata. (…) Ragazze in riva al mare. Busta strappata. Le mani nelle tasche dei pantaloni, vetturino fuori servizio, che canticchia. Amico di famiglia. Girrare, dice. Molo coi fanali, sera d’estate, orchestrina.
Le belle, le belle,
Quelle belle ragazze in riva al mare.
Anche Milly. Baci giovani: i primi. Lontani ora passati. Mrs. Marion. Adesso legge appoggiata sulla schiena, contandosi le ciocche di capelli, sorride, si fa le trecce. (…) Labbra baciate, bacianti baciate. Labbra di donna piene vischiose.
A wild piece of goods. (…) Seaside girls. Torn envelope. Hands stuck in his trousers’ pockets, jarvey off for the day, singing. Friend of the family. Swurls, he says. Pier with lamps, summer evening, band.
Those girls, those girls,
Those lovely seaside girls.
Milly too. Young kisses: the first. Far away now past. Mrs Marion. Reading, lying back now, counting the strands of her hair, smiling, braiding. (…) Lips kissed, kissing, kissed. Full gluey woman’s lips.
p. 240
Oh meraviglia! Frescamorbida daromi la sua mano mi toccava, accarezzava: i suoi occhi su di me non si volgevano altrove. Rapito su di lei giacqui, le labbra piene tutte aperte, le baciai la bocca. Iam. Dolcemente mi fece passare in bocca il biscotto all’anice, caldo e masticato. Polpa nauseosa biascicata dalla sua bocca dolce e acida di saliva. Gioia: la mangiai: gioia. Giovane vita, le sue labbra che mi diede facendo boccuccia. Labbra morbide, calde, appiccicose gommogelatinose. Fiori erano i suoi occhi, prèndimi, occhi vogliosi. Caddero sassolini. Giaceva immobile. Una capra. Nessuno. Su tra i rododendri di Ben Howth una capra andava con passo sicuro, seminando uvetta. Dietro lo schermo delle felci rideva in un caldo abbraccio. Pazzamente giacevo su di lei, la baciavo; gli occhi, le sue labbra, il collo teso pulsante, i seni femminei pieni nella sua blusetta di lanina, i grossi capezzoli eretti. Le davo delle calde linguate. Mi baciava. Ero baciato. Tutta concedendosi mi scarmigliava i capelli. Baciata, mi baciava.
O wonder! Coolsoft with ointments her hand touched me, caressed: her eyes upon me did not turn away. Ravished over her I lay, full lips full open, kissed her mouth. Yum. Softly she gave me in my mouth the seedcake warm and chewed. Mawkish pulp her mouth had mumbled sweetsour of her spittle. Joy: I ate it: joy. Young life, her lips that gave me pouting. Soft warm sticky gumjelly lips. Flowers her eyes were, take me, willing eyes. Pebbles fell. She lay still. A goat. No-one. High on Ben Howth rhododendrons a nannygoat walking surefooted, dropping currants. Screened under ferns she laughed warmfolded. Wildly I lay on her, kissed her: eyes, her lips, her stretched neck beating, woman’s breasts full in her blouse of nun’s veiling, fat nipples upright. Hot I tongued her. She kissed me. I was kissed. All yielding she tossed my hair. Kissed, she kissed me.
p. 477
C’era un’innata raffinatezza, una languida regale hauteur in Gerty, di cui erano prove inequivocabili le sue mani delicate e il collo del piede inarcato. Se solo il fato benigno avesse voluto che nascesse gentildonna di alto rango al suo giusto posto e se solo avesse usufruito d’una buona istruzione, Gerty MacDowell sarebbe stata tranquillamente alla pari accanto a qualsiasi altra gran dama, e la si sarebbe vista adorna di vesti preziose, con gioielli sulla fronte e nobili adoratori ai piedi in gara l’un con l’altro a renderle devoto omaggio. E chissà che non fosse questo, l’amore che avrebbe potuto essere, a donare talora al suo volto dai lineamenti così dolci, quella intensità dai mille taciti significati, e a impartire uno strano senso di vaga nostalgia ai begli occhi, quel fascino cui pochi sapevano resistere. Perché le donne hanno occhi così maliardi? Quelli di Gerty erano del più puro azzurro irlandese, messo in risalto da ciglia lucenti e nere sopracciglia espressive.
There was an innate refinement, a languid queenly hauteur about Gerty which was unmistakably evidenced in her delicate hands and higharched instep. Had kind fate but willed her to be born a gentlewoman of high degree in her own right and had she only received the benefit of a good education Gerty MacDowell might easily have held her own beside any lady in the land and have seen herself exquisitely gowned with jewels on her brow and patrician suitors at her feet vying with one another to pay their devoirs to her. Mayhap it was this, the love that might have been, that lent to her softlyfeatured face at whiles a look, tense with suppressed meaning, that imparted a strange yearning tendency to the beautiful eyes, a charm few could resist. Why have women such eyes of witchery? Gerty’s were of the bluest Irish blue, set off by lustrous lashes and dark expressive brows.
p. 478
Per un istante rimase silenziosa coi begli occhi tristi abbassati. Stava quasi per ribattere, ma trattenne le parole sulla punta della lingua. La sua indole le suggeriva di parlare apertamente: la sua dignità le disse di tacere. Le graziose labbra tennero il broncio per un po’, ma poi alzò gli occhi e scoppiò in una gaia risatina che aveva in sé tutta la freschezza di una prima mattina di maggio.
For an instant she was silent with rather sad downcast eyes. She was about to retort but something checked the words on her tongue. Inclination prompted her to speak out: dignity told her to be silent. The pretty lips pouted awhile but then she glanced up and broke out into a joyous little laugh which had in it all the freshness of a young May morning.
p. 509
Le belle, le belle, quelle belle ragazze in riva al mare. Begli occhi che aveva, limpidi. È il bianco dell’occhio a dare risalto, non la pupilla. Sapeva quel che io? Certa. Come il gatto che sta dove il cane non può arrivare.
Those girls, those girls, those lovely seaside girls. Fine eyes she had, clear. It’s the white of the eye brings that out not so much the pupil. Did she know what I? Course. Like a cat sitting beyond a dog’s jump.
Da ultimo, il nome Evelyn… viene da Dubliners!
(alice pareyson)