Segunda-feira
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¶Ti porto con me
Segunda-feira de Lisboa
nel mio antico mare
nell’acqua occidentale,
nel Mediterraneo
affollato di navi
e corpi d’ignudi nuotatori.
¶Fanciulli con sguardo da fiere,
gli occhi di lince dei Braganza,
fissano il Nord.
Sognando l’oltremare,
come ghirlanda intrecciano una danza.
¶Trago dentro do meu coracao,
Todos lugares onde estive:
A entrada de Singapura
O coral das Maldivas
Macao da noite, a uma hora.
Segunda-feira de Lisboa,
che nome d’incanto!
¶Qui da noi è lunedì.
Soltanto.
Una canzone facile, quasi una breve e delicata favola che ha solo una coda amara in quel «soltanto», che però scivola via, quasi senza dolore, e che sembra legata al grande amore che Battiato ha sempre ha avuto per le lingue e per il suono che esse hanno, così come le parole. Non diversa fascinazione in Sgalambro:
Quanto agli esseri umani… nessuno di quelli a cui mi sono legato, volta per volta, è stato per me un ‘essere umano’. (…) Mi sembrano meglio definiti dal loro nome proprio e da una specie di alone che fa di ciascuno quel che è.
E poi aggiunge, rivolgendosi alla sua donna e dandole del voi per un uso antico e nobile:
Devo aggiungere che certi nomi m’incantano e l’incanto mi basta a riconoscervi una legittimità. Dio, per esempio, o il vostro nome…
Ma quest’amore per l’incanto delle parole in Sgalambro (che si è sempre proclamato non solo filosofo ma più specificatamente teologo) nasce dalla sua fanciullezza e ce lo rivela egli stesso in uno dei pochi passi distesi e palesemente autobiografici di un volume che si vuole in effetti duro e crudele come Il trattato dell’empietà:
Monaco. Il ragazzo che nel 1935 fu a Monaco, condotto per mano dal padre, vide il carnevale, il ballo dei Bottai… ma chissà se passò per la Poschingerstrasse (aveva già cominciato a leggere ‘I Buddenbrook’). Suo padre gli insegnò a chiedere una ‘Semmel’, se voleva un panino bianco, oppure del ‘Pumpernikel’, se voleva del pane di segala. Egli apprese di ciambelle salate -i ‘Bretzeln’- piccole, ma che grandi si chiamavano ‘Ringen’. Più tardi, al nome della città, si associarono nomi venerati. Ma ‘Semmel’, ‘Pumpernickel’, ‘Bretzeln’, ‘Ringen’ gli sembrarono sempre nomi importanti. Ancora oggi, sorridendo, li ricorda assieme agli altri. L’avere pronunciato quei nomi come nomi divini forse gli spalancò anzitempo le porte della teologia, dove conoscere è nominare con i nomi opportuni.
Nello stesso volume, si rivela però, il vero contesto di questo libro che colgo l’occasione di precisare, per non dare un’immagine gentile di un libro invece terribile:
Le qualità del nuovo teologo tra cui la crudeltà… non tengono conto delle esigenze dell’individuo se non per spazzarle via. Ma la crudeltà della teologia – portare lo scompiglio nella specie – oggettiva il suo lato trascendentale meglio di quanto non lo eseguisse… la teologia tradizionale… Il compito della teologia tradizionale, di rompere le reni all’uomo, è svolto da quella di oggi (scilicet: da quella di Sgalambro) con maggior coerenza. Senza il contentino finale. Al di là di ogni altro, suo compito fu di segnalare il gelido limite contro cui si sfracella ogni individuo.
Tornando alla conclusione della favola, riportiamo la traduzione dei versi in portoghese:
Porto dentro al mio cuore / Tutti i luoghi in cui sono stato / l’entrata di Singapore / il corallo delle Maldive / Macao all’una di notte / lunedì di Lisbona.
Come già osservato, si fa riferimento a nomi, e aggiungiamo luoghi fisici e concettuali («Singapore», «Maldive», «nel mio antico mare, nell’acqua occidentale, nel Mediterraneo», «sognando l’oltremare», «Lisbona»), alla piacevolezza esotica e lontana di questi mondi, dei nuotatori e dei «fanciulli con sguardo da fiere», velata però da un alone di melanconia, perché all’incanto fa da contrappunto la transitorietà, perché «qui da noi è lunedì soltanto».
Una canzone facile, quasi una breve e delicata favola che ha solo una coda amara in quel «soltanto», che però scivola via, quasi senza dolore, e che sembra legata al grande amore che Battiato ha sempre ha avuto per le
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