Quand'ero giovane
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¶Quand’ero giovane andavo a letto tardi, sempre, vedevo l’alba.
Dormivo di giorno e mi svegliavo nel pomeriggio… ed era sera,
era già sera.
¶La notte, non mi piace tanto, l’oscurità è ostile a chi ama la luce.
Si accavallano i giorni come onde, ci sovrastano.
¶Le cattive notizie, in questi tempi di forti tentazioni,
ci sommergono.
¶Dobbiamo seguire la nostra coscienza e le sue norme.
Viva la Gioventù, che fortunatamente passa,
senza troppi problemi
vivere è un dono che ci ha dato il Cielo.
¶Uscendo dai locali, mi capitava di vedere code di macchine, sostare
al Parco Ravizza o al Monumentale. La merce era il sesso,
compravano sesso, e spesso diverso.
¶Viva la Gioventù, che fortunatamente passa,
senza troppi problemi
vivere è un dono che ci ha dato il Cielo.
¶Andavamo a suonare nelle sale della Lombardia, e c’era
un’atmosfera eccezionale, la domenica, di pomeriggio, in quelle
balere, si divertivano a ballare, operai e cameriere.
¶Era passata un’altra settimana.
Per comprendere il senso di Quand’ero giovane, piuttosto che ricordare Lorenzo il Magnifico o più tristemente l’inno fascista, partiamo da due massime di Sgalambro per poi dare la parola a Battiato: «Esaltarsi per la propria libertà è uno sfogo di gioventù» e «Tu sarai nel vero quando non sarai più libero, ecco tutto… La verità comanda sempre e… se segui la verità, la libertà ti abbandona».
“Battiato, lei spera nei giovani?”
Mai stato giovanilista. Puntavo alla vecchiaia e, in effetti, mi trovo meglio adesso. Il vitalismo dei 16 anni è un inganno. Senza l’esperienza mancano gli strumenti per orientarti.
“Ora li possiede?”
Li cerco. Quando ascolto qualcuno che ha i mezzi per interpretare la realtà mi inchino. Lo riconosco come simile.
Afferma ancora Battiato in risposta alla domanda «I suoi inizi sono stati con Ombretta Colli, la moglie di Giorgio Gaber, nel 1967…»:
Sono stati gli anni della balera… È durata dai diciotto ai ventiquattro anni circa… Con Ombretta Colli ho trascorso anni stupendi, tra grandi risate. Eravamo spiritosi e ci divertivamo moltissimo… Una volta eravamo nel salotto di Ombretta, una domenica pomeriggio, che aspettavamo la sera per fare il nostro spettacolo. Parlavamo. Arriva una telefonata che ci ricorda che avevamo spettacolo anche il pomeriggio… Allora lei ha l’idea di fingere un incidente e di farmi mettere al braccio delle cose… dei clacson! Usciamo di corsa della città, arriviamo sul posto, tutti che ci aspettavano ancora e che ci gridavano buffoni, buffoni! E noi a giustificarci: Abbiamo avuto un incidente! Ci siamo divertiti tanto. Era la balera… Ora quello è un mondo che è finito completamente. Ricordo le cameriere con le minigonne che andavano a cercare uomini e viceversa…
A queste dichiarazioni possiamo aggiungere un altro ricordo:
All’inizio della mia carriera… con Gaber si giocava a poker fino all’alba, poi un cappuccino e a letto
e in coerenza il passo:
Giocavamo a casa di Gaber con Roberto Calasso patron dell’Adelphi e sua moglie Fleur Jaeggy; il premio per chi vinceva erano i libri Adelphi. Ho conosciuto i russi, gli americani, i francesi, la letteratura. Era un bel periodo. La sera in cui Ombretta conobbe Calasso gli disse: ‘Senti Roberto, io scrivo poesie, ti sarei grata se le potessi leggere’. Tirò fuori un foglio e glielo porse. L’altro lo prese, lievemente imbarazzato e poi rise. Il foglio era bianco! Ombretta era davvero spiritosissima.
Troviamo qui, svolto su un piano più cronachistico e aneddotico, quello che abbiamo già trovato espresso in Running against the grain e dove il tono è alto e serio:
Ho attraversato la vita inferiore / Seguendo linee per moto contrario. / Sfruttando per le mie vele / Flussi di controcorrente. / Cercando sempre le cause / Che mi hanno insegnato ad andare / Con disciplina anche contro le mie inclinazioni.
La canzone ci mostra insomma il percorso formativo di Battiato, il suo viaggio verso la luce e la consapevolezza: «l’oscurità è ostile a chi ama la luce»; «dobbiamo seguire la nostra coscienza e le sue norme»; «vivere è un dono che ci ha dato il Cielo». Con una ulteriore precisazione rispetto a questa frase: che è un dono del Cielo, un dono di Dio, secondo Battiato, ogni stagione della vita, sia quella che sembra più facile (la giovinezza?) che quella che sembra più impervia (la vecchiaia?). Ogni stagione della vita ha un suo senso per l’uomo saggio, questo ci dicono, in ultima analisi in questa canzone, Battiato e Sgalambro.
Piuttosto che ricordare Lorenzo il Magnifico o più tristemente l’inno fascista, partiamo da due massime di Sgalambro per poi dare la parola a Battiato: «Esaltarsi per la propria libertà è uno sfogo di gioventù» e «Tu sarai nel vero quando non sarai più libero, ecco tutto… La verità comanda sempre e… se segui la verità, la libertà ti abbandona».
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