Povera patria
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¶Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
¶Questo paese è devastato dal dolore…
ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà.
No, cambierà, forse cambierà.
¶Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
¶Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po’ da vivere…
La primavera intanto tarda ad arrivare.
Battiato: Quando qualcuno mi dice «con ‘Povera Patria’ sei stato profetico» mi viene da ridere. Quella canzone e quelle parole funzionavano quando le ho scritte, ma potevano andar bene nell’Antica Grecia, durante il Basso Impero Romano e anche in quello Alto. È una canzone che parla di una categoria umana immutabile, che, per mantenere la sua posizione di dominio sugli altri, usa la violenza, la falsità, ruba e manca di rispetto. Rappresenta un senso del potere malato. Appartengo alla categoria di quelli che non amano comandare, né essere comandati. In quella canzone parlavo di dittature tradizionali, che si vedevano, e purtroppo ce ne sono ancora. Ma sono davvero irreali i sistemi esoterici-materialistici che stanno governando le nostre vite attraverso il denaro. Quand’ero ragazzo e vedevo in TV gli operatori di Borsa che gesticolavano forsennati, pensavo fossero pazzi. “È perché non ti intendi di economia” mi dicevano. Ma capirne o non di economia non c’entra. Qui c’è qualcuno che si sta arricchendo in maniera indecente, impoverendo una quantità incalcolabile di gente.
Un’interpretazione suggestiva invece lega «lo stivale dei maiali» con le «iene degli stadi» e con le «dittature». Potrebbe essere allora un riferimento generazionale, ovvero agli orrori dello Stadio di Santiago e alla dittatura militare del generale Augusto Pinochet instaurata in Cile l’11 settembre del 1973: il generale era solito presentarsi alle televisioni in divisa e stivali, lucidissimi è vero, ma grondanti comunque degli orrori indicibili, e dunque del fango, degli stadi-prigioni della sua dittatura. Ma l’interpretazione davvero fededegna è quella di Battiato che parla di una «categoria umana immutabile», quella del «potere malato». Ad esso si contrappongono «le zone più alte» cui dobbiamo aspirare. Le «iene degli stadi» allora sarebbero solo i vigliacchi che assistono alle partite che si disputano negli stadi e che trovano coraggio solo nell’agire in branco; per quello che riguarda «le iene dei giornali» ricordiamo un altro verso di Battiato: «lucidi e geniali i giornalisti» ed è lo stesso concetto che colpisce chi usa lo strumento dell’informazione in maniera non coraggiosa.
Notiamo infine che lo schema della canzone si ripeterà, sostanzialmente uguale, in altre due canzoni politiche scritte con Sgalambro, Ermeneutica e Inneres Auge, dove però gli avversari non sono adombrati da metafore, nondimeno trasparenti e leggibilissimi, ma sono invece ben identificati con nomi e cognomi, ovvero George Bush («eiacula precocemente l’impero») e il suo servo, servo di servi, Silvio Berlusconi: «Non ci siamo capiti. E perché dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti».
Quanto alle «quote più normali», da segnalare che il passo ha una possibile ascendenza nel pensiero di René Guénon per il quale la decadenza occidentale è un leitmotiv costante e replicato. In particolare facciamo riferimento a due libri, Oriente e Occidente e Crisi del mondo moderno (ma anche il capitolo intitolato “Il Cinghiale e l’Orsa” del volume Simboli della scienza sacra), dove si auspica, al contrario e in coerenza a L’era del cinghiale bianco e ad altre canzoni di Battiato, un ritorno a «quote più normali». In Crisi del mondo moderno si dice: «se l’Occidente ritornasse a uno stato più normale…», e anche il capitolo intitolato “Dharma” nelle ultime pagine degli Studi sull’Induismo: «La civiltà occidentale è una civiltà anormale e deviata»; e si ricordi un verso pregnante ed epigrammatico di Battiato: «vuoto di senso / crolla l’Occidente». Nel secondo capitolo di La crisi del mondo moderno Guénon affronta L’opposizione di Oriente e Occidente. Parte dal punto che «vi sono sempre state civiltà distinte e molteplici», e sottolinea la differenza tra il termine «distinzione» e «opposizione». Tra civiltà diverse ci può essere «una specie di equivalenza», perché «partono tutte dagli stessi principi
fondamentali», mentre una civiltà che «si fonda sulla negazione dei principi» non può comunicare e intendersi con le altre, è una «civiltà anormale e deviata». Guénon chiama dunque le civiltà orientali «tutte le civiltà che conservano ancora l’impronta dello spirito tradizionale», e «la civiltà occidentale moderna» «una civiltà propriamente antitradizionale».
Manca alla civiltà occidentale «la possibilità di un ravvicinamento effettivo con le civiltà orientali (…) per essere una civiltà normale e completa».
È questo il «carattere anormale del mondo moderno», che è una «mostruosità spiegabile solo se la si considera come corrispondente alla fine di un periodo ciclico».
Si riascoltino ancora questi versi di Battiato: «Il fuoco incandescente del vulcano allontanò il potere delle Giubbe Rosse / e come sembra tutto disumano e certi capi allora e oggi e certe masse», da Giubbe Rosse (1989); dove le «Giubbe Rosse» sono, storicamente, i garibaldini e il regime oppressivo dei Savoia, ma dove, più in generale Battiato allude, simbolicamente, a ogni forma di potere non legittimo, a-normale e dispotico. Forte allora la posizione di Battiato e Sgalambro: bisogna sperare al di là di ogni facile ottimismo (Gramsci parlava del pessimismo della ragione e dell’ottimismo della volontà…).
Rosario Pantaleo: «La primavera tarda ad arrivare»: lei che speranze ha al riguardo?
Battiato: Trovo che con tutti i limiti e le porcherie che abbiamo sotto gli occhi, e sono tante, il nostro tempo è sempre migliore di quelli passati. Gli uomini, nonostante tutto ciò che di negativo accade, stanno migliorando. D’altra parte, se è pur vero che siamo in tempo in cui la brutalità si diffonde con maggiore pedanteria, nello stesso tempo chiunque può esprimere un suo parere sul mondo. Un tempo ciò non avveniva ed era anche abbastanza facile finire su di un rogo. Si sta migliorando e l’umanità si evolve, non ho dubbi su questo. È necessario comunque fare una fondamentale considerazione distinguendo tra le persone che sono in evoluzione, e direi che in questo senso la qualità è superiore rispetto ai secoli passati, dalle persone che si ritrovano ancora su posizioni primitive. È, infatti, inconcepibile pensare che oggi, alle soglie del Duemila, vi possano essere persone analfabete. Non dobbiamo dimenticare che la mancanza di alfabetizzazione è l’apologia dell’ignoranza, cioè l’opposto dell’evoluzione. Ancora oggi, purtroppo, osserviamo atteggiamenti primitivi di persone che devono fare un percorso di rigenerazione dalla propria bestialità. La scuola stessa produce analfabeti, perché è finita come Istituzione ma non ha ancora trovato un “sostitutivo” adatto ai tempi. Devo comunque rilevare che ora c’è meno formalismo rispetto a un tempo e questo è un fatto positivo. Questa è un’epoca sintetica, che non ama la retorica, dove si guarda meno alla bella calligrafia e più alla sostanza delle cose.Battiato: Non è difficile intuire quanto accadrà nei prossimi dieci anni. Oggi si vive sulla superficie delle cose, ossessionati dal denaro, che non basta mai, come una droga. Io punto su un’inversione di tendenza… Tra poco il corso del reale andrà nella direzione opposta, il commerciale farà orrore. Lo spirito avrà la sua rivincita.
Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro! Al loro numero appartengono certi tali che entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, che stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità. Sull’esempio di Iannes e di Iambres che si opposero a Mosè, anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta e riprovati in materia di fede. Costoro però non progrediranno oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti, come avvenne per quelli.«Non è diversa la posizione di Franco da quella di Lucio Dalla, la cui villa sorge qui a Milo, accanto a quella di Battiato: “Franco non ha mai scritto nulla d’inutile, perché tutto quello che scrive nasce dal pensiero”. Glielo dico e lui sorride: “In effetti la rabbia non ha cittadinanza, nelle mie opere. È un sentimento che praticavo da bambino, poi l’età, le letture, la scoperta della contemplazione me ne hanno guarito. Anche in pagine come ‘Povera patria’ o ‘Ermeneutica’, che sembrano vere e proprie invettive contro le malefatte dei potenti, il risentimento è strumentale, non coinvolge emozioni profonde. È una presa d’atto della realtà, vedo un mondo in cui opposte fazioni si massacrano a vicenda e sostengono di farlo su mandato di Dio. Così dico: vergognatevi. Ma i valori dello spirito viaggiano molto più in
alto: se vivi la musica come uno stato superiore d’armonia pura, la rabbia t’appare qualcosa d’innaturale”.
Da giovane ho frequentato l’Egitto per cercare di comprendere quell’impenetrabile mistero che fu la civiltà dei Faraoni. E ogni volta che sprofondavo nella loro sublime necrofilia, attraverso le immagini, la scrittura, gli oggetti quotidiani, ogni volta rientravo nel mio essere umano, sempre più affascinato e sempre più cosciente della totale estraneità di quell’universo dal mio. La stessa totale estraneità oggi (e questa volta però c’è solo disgusto) la provo per certi uomini di “potere”. Anche qui il mistero è fitto. Sono uomini o subumani? È possibile che quattro decerebrati siano stati in grado di determinare gli impressionanti disastri degli ultimi quindici anni? La terra sta diventando il pianeta delle scimmie? I due alluci che abbiamo visto fuori dai calzini bucati di Wolfowitz (durante una visita ufficiale nella moschea di Selimiye a Edirne in Turchia) non bastano per farsi un’idea della qualità del grande architetto della guerra in Iraq, nonché presidente (ex) della Banca Mondiale? Cordiali saluti. f.b.
Battiato: Quando qualcuno mi dice «con Povera Patria sei stato profetico» mi viene da ridere. Quella canzone e quelle parole funzionavano quando le ho scritte, ma potevano andar bene nell’Antica Grecia, durante il Basso Impero Romano e anche in quello Alto. È una canzone che parla di una categoria umana immutabile, che, per mantenere la sua posizione di dominio sugli altri, usa la violenza, la falsità, ruba e
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