L'animale
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¶Vivere non è difficile potendo poi rinascere
cambierei molte cose un po’ di leggerezza e di stupidità.
¶Fingere tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me
mi dai sempre ragione
e avrei voglia di dirti ch’è meglio se sto solo…
¶Ma l’animale che mi porto dentro non mi fa vivere felice mai
si prende tutto anche il caffè
mi rende schiavo delle mie passioni
e non si arrende mai
e non sa attendere
e l’animale che mi porto dentro vuole te.
¶Dentro me segni di fuoco
è l’acqua che li spegne
se vuoi farli bruciare
tu lasciali nell’aria oppure sulla terra.
Come spesso in Battiato il senso della canzone non è lineare e presenta, almeno, due piani di lettura. Riteniamo che sia da questi versi che bisogna iniziare:
Dentro me segni di fuoco è l’acqua che li spegne / se vuoi farli bruciare tu lasciali nell’aria / oppure sulla terra.
Il senso non è immediato. Una prima interpretazione legge i «segni di fuoco» come segni zodiacali e dunque si alluderebbe al complesso gioco che le varie costellazioni hanno sui destini degli uomini. Forse invece il tutto va sciolto leggendo questa frase con un riferimento ai simboli alchemici. Allora potrebbe significare che le passioni dell’uomo sono «segni di fuoco» e se non vengono superati (ovvero «bruciati», e non semplicemente «spenti» con l’acqua, ovvero con il semplice incontro del maschile con il femminile) attraverso una conversione e una nuova strategia autoeducativa, esse, le passioni, ed essi, i segni di fuoco, continueranno a ripresentarsi e a farci infelici: l’alchimia in questa visione tradizionale è dunque «una dottrina di purificazione dell’anima». Si presti attenzione in particolare al fatto che, se il fuoco è, tradizionalmente, un simbolo maschile, l’acqua è invece simbolo femminile, è l’acqua che dà la vita.
La dialettica delle passioni non si risolve quindi con l’incontro con il femminile, non è l’acqua che spegne il fuoco, ma con il superamento della ruota delle passioni attraverso il percorso della conoscenza iniziatica. Una conferma di questa linea interpretativa viene da Guénon e dalle sapienze indiane.
Guénon afferma:
Colui che è giunto alla Liberazione, al Nirvana, alla fine della Ruota delle Passioni, all’estinzione dell’Io, è giunto a un punto dove tutte distinzioni inerenti ai punti di vista esteriori sono superate, dove tutte le opposizioni son cancellate e risolte in un equilibrio perfetto.
Ne viene che
l’acqua e il fuoco, che sono i modelli dei contrari, non possono recare danno poiché, a dire il vero, essi per lui non esistono nemmeno più come coppia di opposti, essendo rientrati -equilibrandosi e neutralizzandosi reciprocamente attraverso la riunificazione delle loro qualità, in apparenza contrarie, ma in realtà complementari- nell’indifferenziazione dell’etere primordiale.
L’etere, il quinto elemento, simboleggia il superamento degli altri quattro e il superamento della Ruota delle Passioni: «Dentro me segni di fuoco… se vuoi farli bruciare…», ovvero se vuoi superarli davvero, «tu lasciali» per sempre fuori da te attraverso un retto percorso di conoscenza iniziatica.
Anche la parola «rinascere», anche se la frase è piuttosto incongrua, ci spinge verso le Upanishad, un libro capitale per l’induismo e certo un punto di riferimento per Battiato. Leggiamo allora, tra i moltissimi che si potrebbero indicare, solo qualche passo.
La schiavitù consiste meramente nel desiderio di soddisfazione dei sensi; la liberazione nella rinuncia ad esso.
Due parole stanno a indicare schiavitù e liberazione: ‘Mio’ e ‘non mio’. ‘Mio’ costringe l’uomo in schiavitù, ‘non mio’ lo libera.
L’ottuso, privo di qualsiasi strumento di conoscenza, invano si rallegra riempiendosi la bocca del solo nome dell’Assoluto, in ciò simile a chi si contentasse del sapore di frutti posti in cima ad un ramo, visti riflessi nell’acqua.
Coloro che sono abili ad argomentare sull’Assoluto, ma non rivolgono costantemente ad esso il pensiero, schiavi delle passioni, senza fallo son dannati a nascite e rinascite a causa della loro nescienza spirituale.
Tutto questo contesto ci riporta a quanto affermato da Guénon:
Se dunque la Liberazione è considerata come una conseguenza della Conoscenza, è bene precisare che essa ne è una conseguenza rigorosamente immediata; Shankaracharya dice nettamente: ‘Non vi è altro mezzo per ottenere la Liberazione completa e finale che la Conoscenza; solo questa, infatti, scioglie i vincoli delle passioni (e di tutte le altre contingenze a cui è sottomesso l’essere individuale); senza la Conoscenza, la Beatitudine (Ananda) non può essere ottenuta. (…) La Conoscenza dissipa l’ignoranza come la luce le tenebre. Allorché l’ignoranza che nasce dalle affezioni terrestri (e da altri vincoli analoghi) è allontanata (e quando con essa sono anche scomparse tutte le illusioni), il Sé (Atma), per il suo proprio splendore, brilla lontano (attraverso tutti i gradi dell’esistenza) in modo indiviso (penetrando tutto ed illuminando la totalità dell’essere), come il Sole diffonde la sua luce quando la nuvola è fugata’.
Troviamo una possibile conclusione nel seguente passaggio:
Pulcini: Nella canzone ‘E ti vengo a cercare’ chi vieni a cercare?
Battiato: È una canzone volutamente ambigua. C’è una ricerca doppia. Divini sono per chi ama, anche una donna o un uomo, a seconda dei casi. Però la tendenza è verso un essere superiore. C’è anche il tema dell’emancipazione dalle passioni che fa pensare a qualcosa di divino, così come la ricerca dell’essenza. Si capisce che la firma in calce alla canzone, ‘La Passione di Bach’, è un siglare la canzone spingendola in un certo senso… ‘L’animale’ è una canzone presa in prestito dall’esperienza di altre persone. Può sembrare autobiografica ma non lo è… è come io vedo le persone schiave di certe passioni. Le descrivo usando la prima persona…
Ricordato quanto affermato da Battiato:
il libro più bello per comprendere la scuola di Gurdjieff è Frammenti di un insegnamento sconosciuto… ricordo l’entusiasmo -quando lo lessi per la prima volta- per cose che avevo sempre intuito e che trovavo finalmente sistematizzate,
utile riportare alcuni passi di questo libro che credo costituiscano un altro forte riferimento complessivo dietro questa canzone che Battiato definisce «non direttamente autobiografica» ma che, nondimeno s’intreccia, alle sue riflessioni più profonde.
Il potere del sesso sulle persone… è la principale ragione della nostra schiavitù, ma è anche la nostra principale possibilità di liberazione… il sesso gioca un ruolo enorme nella… meccanicità della vita (…) L’uomo ordinario, anche se giunge alla conclusione che il lavoro su di sé è indispensabile, è schiavo del proprio corpo… Di conseguenza, quando l’uomo decide di lottare per liberarsi, è prima di tutto il suo corpo che egli deve combattere (…) L’uomo deve rendersi conto che in realtà è composto da due uomini… il suo lavoro interiore inizia nel momento in cui egli comincia a provare in sé stesso la presenza di due uomini (…) L’uomo deve ricordarsi che in lui sono due… Fin quando un uomo si identifica, o è suscettibile di identificarsi, è schiavo di tutto ciò che può accadergli.
Forse, allora, la dialettica rappresentata dalla canzone non è quella tra un uomo e una donna (o, meglio, tra un individuo innamorato e uno amato) ma una dialettica interiore, quella tra i «due uomini», ovvero tra due prospettive esistenziali, che, secondo Gurdjieff, si dividono la nostra interiorità.
La prima prospettiva esistenziale è così dominata dal gioco incontrollato delle passioni, nella seconda prospettiva è invece l’uomo a dominare la fiamma delle passioni.
Un’ultima suggestione, anch’essa ambivalente, potrebbe venire da un passo del Cantico dei Cantici che sarà citato da Battiato e Sgalambro nella canzone Come un sigillo:
Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo.
Come spesso in Battiato il senso della canzone non è lineare e presenta, almeno, due piani di lettura. Riteniamo che sia da questi versi che bisogna iniziare:
Dentro me segni di fuoco è l’acqua che li spegne / se vuoi farli bruciare tu lasciali nell’aria / oppure sulla terra.
Il senso non è immediato. Una prima interpretazione
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La nostra ipotesi interpretativa poggia sul fatto che gli elementi presenti nei versi
Dentro me segni di fuoco è l’acqua che li spegne / se vuoi farli bruciare tu lasciali nell’aria / oppure sulla terra
siano cinque, ovvero fuoco, acqua, aria, terra ed etere. Quest’ultima è la famosa quintessenza, ossia l’esito della dinamica complessiva e al tempo stesso la sua origine.
Questa linea evolutiva e iniziatica però può essere anche espressa nella Tetraktys pitagorica dove uno è il fuoco, il due è l’acqua, il tre è l’aria e il quattro è la terra. La somma di 1 più 2 più 3 più 4 fa però 10. La Tetraktys pitagorica veniva reputata dall’antichità come un simbolo sacro: era infatti il modello teorico della loro visione dell’universo, cioè un mondo non dominato dal caos delle forze oscure – «i segni di fuoco» delle passioni? – ma da armonici rapporti numerici.
La Tetraktys in realtà nasconde e rivela codici precisi che rimandano a concetti esoterici di estremo valore simbolico, figurativo, conoscitivo e descrittivo. Se, in effetti, graficamente è un triangolo, esso viene però iscritto in un quadrato o in un cerchio a simboleggiare la quintessenza o la perfezione, il Nirvana o la Liberazione.
L’essere che risiede nell’unità immutabile… il fuoco e l’acqua, prototipo dei contrari… non possono ferirlo perché, per lui, non esistono neanche più come contrari il fuoco e l’acqua non sono (cioè) più considerati sotto l’aspetto dell’opposizione ma della complementarietà… tutto si fonde in uno: questa è la vera intelligenza.
Importante anche ricordare che Guénon parla del «problema ermetico della quadratura del cerchio».
Domandarsi quanto Battiato sia cosciente di tutto questo non credo sia la domanda corretta da farsi. Utile, invece, ripetere ancora quel che afferma Guénon, in un libro che per certo Battiato conosce, ovvero che
la partecipazione alla Tradizione può non essere sempre cosciente: in tal caso essa, tuttavia, non è meno reale come mezzo di trasmissione.
Fermo ciò, nondimeno è vero anche che, in un altro libro che Battiato ha certamente letto, troviamo un importante capitolo intitolato La Tetrakytys e il quadrato del quattro dove questi concetti sono lucidamente espressi ma è tutta l’opera di Guénon che risulta fondamentale. Di quest’ultimo allora citiamo ancora un frammento che riteniamo particolarmente pertinente:
La parola mistero desinava originariamente l’inesprimibile… poiché in greco… deriva da ‘tacere’, ‘essere silenzioso’; alla stessa radice… si riallaccia anche il termine ‘mito’ (da cui il latino ‘mutus’ , ‘muto’) che prima di essere allontanato dal proprio senso, fino a designare soltanto un racconto di fantasia, indicava quanto, non essendo suscettibile di espressione diretta, poteva solo essere suggerito mediante una rappresentazione simbolica, non importata se verbale o figurata.
Dichiarazioni
Emanciparmi dall’incubo delle passioni / cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male / essere un’immagine divina di questa realtà [E TI VENGO A CERCARE, 1989].
Sapessi che dolore l’esistenza che vede nero dove nero non ce n’è [STAGE DOOR, 1998]
La vita è sacra solo se rifiuta la dittatura della carne. Mi stupisce un certo attaccamento alla vita. Credo nel passaggio da un’esistenza all’altra. Intanto liberiamoci di questa, se non ne vale più la pena (…) La vera prigionia è quando sei schiavo dei sensi.
[GIANCARLO DOTTO, 29/4/2009]