Fortezza Bastiani

Il brano descrive, invertendo, come spesso in Battiato-Sgalambro, l’ordine logico di sviluppo, un momento di smarrimento esistenziale e la sua soluzione:

Ho camminato girando a vuoto / senza nessuna direzione / mi tiene immobile nei limiti / l’ossessione dell’Io… Mi ritrovai seduto su una panchina / al sole di febbraio / un magico pomeriggio dai riflessi d’oro / e mi svegliai con l’aria di pioggia recente / che aveva lasciato frammenti di gioia.

La parte iniziale («Resisterà… Resisterò») presenta invece la necessità di difendere questo prezioso equilibrio (questa «gioia») rispetto a quanto potrebbe metterlo in crisi, ovvero «le dolci lusinghe» e «le violenze» che vengono agite dalle follie sempre rinascenti del nostro io e dalle violenze della realtà esterna.
Simbolo di questo resistere (di questo «Io» liberato dalla «ossessione» del nostro ego e della presunta realtà) è, appunto, la «Fortezza Bastiani»: «Resisterà alle dolci lusinghe la Fortezza Bastiani? / Bugiardi imbonitori l’assediano con violenze degne di Tamerlano». Ovvero: «Resisterà la Fortezza Bastiani alle dolci lusinghe… ai bugiardi imbonitori e alla sempre rinascente ossessione dell’io, ovvero al culto idolatra di se stessi?».
Insomma, se la domanda che innerva la canzone e la apre è «riuscirò a mantenere la condizione, difficilmente raggiunta, di gioia e libertà interiore», la risposta è positiva, a patto di collocarsi in un’altra prospettiva, in un’altra dimensione di pensiero rispetto a quelle consuete nel mondo, dominato dalla violenza e dall’inganno, e caratterizzato da una incomprensione profonda di cosa sia la vera gioia e il vero piacere: «Resisterò andando incontro al piacere / ascoltando il respiro, trattenendo il calore / su un’altra forma d’onda intonerò il mio pensiero».
Diviene chiaro a questo punto perché il disco che ospita la canzone che stiamo analizzando dovesse intitolarsi proprio Fortezza Bastiani; il disco infatti doveva rappresentare «un percorso in dieci tappe per difenderci dai mali della nostra epoca» (così recita il sito web ufficiale dell’artista). All’ultimo, dopo che Francesco Messina aveva già preparato la copertina, si decise un cambio del titolo dell’album che divenne Dieci stratagemmi ma mantenne l’idea dell’Assedio e della Resistenza.

Se dunque è chiaro il riferimento all’immagine della fortezza, è da osservare che il titolo richiama, implicitamente, Il Deserto dei Tartari, un libro di Dino Buzzati pubblicato nel 1940 e forse un’eco della vicenda del romanzo si riflette anche sulla canzone.
La «Fortezza Bastiani» è infatti il luogo attorno al quale è imperniata la trama del racconto: un tempo la Fortezza era stata teatro di sanguinosi combattimenti contro i nemici, ora è deserta e forse dimenticata. Tuttavia è circondata come da un magico alone che è l’insieme di rassicurante fascinazione e consolatoria speranza generata dal luogo stesso. I soldati che risiedono presso di essa sperano infatti in una futura gloria. Fortezza Bastiani riprende così anche questo desiderio di una realizzazione e di un’autodeterminazione: la soluzione a questa sensazione di irrequietezza è così andare incontro al proprio desiderio più autentico, o al proprio destino.
Tornati così a Buzzati, va ricordato che, per una serie di vicende combinate, il protagonista del romanzo, Giovanni Drogo, non riesce a realizzare l’obiettivo della sua vita, il combattimento contro i nemici, perché proprio quando ne avrebbe la possibilità, si trova a letto in malattia. Egli è comunque sereno poiché in punto di morte l’affronta avendo battuto la paura della morte stessa. L’eccessiva paura della morte è conseguenza proprio di un’eccessiva valutazione del proprio Io, di una «ossessione dell’Io».
Visti Buzzati e la Fortezza Bastiani, ora però è necessario soffermarsi su un altro richiamo questa volta d’ordine storico: Tamerlano, re dei Mongoli.
È opportuno in primo luogo ricordare che il motivo imperituro della fama di Tamerlano è la sua ferocia. Egli venne immortalato nel dramma di Christopher Marlowe Tamburlaine the Great (1587-88). Personaggio di estrema ambizione e dall’irrefrenabile sete di potere, riuscì, da semplice pastore scita che era, a conquistare l’intero impero turco, imprigionando sotto atroci sofferenze l’imperatore e anche l’imperatrice (che preferirono il suicidio alla vita, come liberazione), per poi puntare verso Egitto e Damasco. Come nel testo di Ermeneutica (che non solo è dello stesso anno, 2004, ma fa anche parte dello stesso album, Dieci Stratagemmi), uno dei temi principali di questa canzone è così quello dell’ossessione per il potere, la sfrenata ambizione del potere ed è facile così vedere dietro Tamerlano Bush che è attaccato direttamente ed esplicitamente proprio in Ermeneutica («scimmia di presidente»).
Più celato un altro riferimento che ci conferma il valore iniziatico della Fortezza Bastiani. A nostro avviso il verso «Mi ritrovai seduto su una panchina» viene molto probabilmente dal secondo verso della Commedia dantesca: «Nel mezzo del cammin di nostra vita / Mi ritrovai per una selva oscura / che la diritta via era smarrita». Anche qui dunque un percorso iniziatico verso la salvezza, la liberazione dalle «ossessione dell’Io» e del potere: al sonno e al peccato di Dante segue il risveglio della coscienza, dopo la «selva oscura» c’è così il sole del pomeriggio; dopo la pioggia, una promessa, in terra, di quella che sarà, dopo la vita, la nostra autentica gioia.

«Resisterà alle dolci lusinghe la Fortezza Bastiani? / Bugiardi imbonitori l’assediano con violenze degne di Tamerlano»
Una precisazione: da Fortezza Bastiani a Dieci stratagemmi.
Si veda quanto raccontato da Messina medesimo nel suo Ogni tanto passava una nave, Bompiani, Milano, 2014, p. 196
La Fortezza Bastiani: da Buzzati a Battiato e Sgalambro
il magico pomeriggio dai riflessi d’oro potrebbe far riferimento a questo aspetto meraviglioso.
da Tamerlano a George Bush: l’ossessione dell’io e del potere
cfr. commento a Ermeneutica, 2004
Percorsi iniziatici da Dante a Battiato e Sgalambro:
«Mi ritrovai seduto su una panchina»

Il brano descrive, invertendo, come spesso in Battiato-Sgalambro, l’ordine logico di sviluppo, un momento di smarrimento esistenziale e la sua soluzione:
Ho camminato girando a vuoto / senza nessuna direzione / mi tiene immobile nei limiti / l’ossessione dell’Io… Mi ritrovai seduto su una panchina / al sole di febbraio / un magico pomeriggio dai riflessi d’oro / e mi svegliai con l’aria di pioggia recente / che aveva lasciato frammenti di gioia.
La parte iniziale («Resisterà… Resisterò») presenta invece la necessità di difendere questo prezioso equilibrio (questa «gioia») rispetto a quanto potrebbe metterlo in crisi, ovvero «le dolci lusinghe» e «le violenze» che vengono agite dalle follie sempre rinascenti del nostro io e dalle violenze della realtà esterna.

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