Era l'inizio della primavera
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¶La Primavera cominciò un po’ di tempo prima
e l’erba si vedeva appena e noi stavamo bene
nell’aria mite del mattino le felci ancora chiuse
tu che abbassavi spesso gli occhi e sempre prima di me
¶La Primavera cominciò all’ombra di betulle
come risposta al mio umore lanciavi un’occhiata,
era l’inizio tra noi due piangevo prima di te
¶It was in the early spring the grass was barely showing the stream was flowing the air mild the trees were turning green It was in the early morning shepherd’s pipe as yet was silent the ferns were still tightly furled in the pine wood
¶It was in the early spring
in the shade of the birch trees
when with a smile you lowered your eyes before me
In reply to my love you lowered you lowered your glance
Oh life – oh wood – oh youth oh sunlight and hope
¶La Primavera cominciò un po’ di tempo prima e l’erba si vedeva appena e noi stavamo bene.
Il concetto di questa canzone è quello di benessere («noi stavamo bene») raro nella produzione di Battiato (e Sgalambro) e ancor più raro declinato al plurale. Romanticismo puro? «Sì – risponde Battiato – canto d’amori d’altri tempi, di rapporti veri, eleganti, con la donna che abbassava gli occhi di fronte allo sguardo di lui».
Tralasciamo -per ora- la possibilità di un significato ulteriore di questa parabola bucolica di derivazione forse virgiliana, per segnalare che fortissimo vi è un richiamo -in forma conscia o inconscia- al principio (anche alchemico) di corrispondenza. Scrive Djwal Khul, maestro tibetano: «Le opere che ho scritto sono offerte al pubblico… Se quanto vi si afferma finirà di essere corroborato e apparire vero alla luce della Legge di Corrispondenza sarà bene». Ma è quanto affermavano anche filosofi come Platone (428-348 a. C) e Plotino (205-270): «L’analogia regge tutto». O ancora Swedenborg ispiratore di Baudelaire: «La scienza delle corrispondenze è scienza angelica. (…) Diremo che cos’è la corrispondenza. Tutto il mondo naturale corrisponde al Mondo spirituale, non solo il Mondo naturale nel suo complesso ma in ognuna delle cose che lo compongono. Perciò ogni cosa che nel mondo naturale esiste secondo una cosa naturale è detta ad essa corrispondente». E comunque Guénon che parla, ad esempio, di «analogia tra ‘macrocosmo’ e ‘microcosmo’» e che quindi «ciò che è nell’uomo è corrispondentemente nel mondo, e viceversa». Ma ricordiamo anche Simboli della scienza sacra, dove leggiamo che «nella natura il sensibile può simboleggiare il soprasensibile; l’intero ordine naturale può, a sua volta, essere simbolo dell’ordine divino», e che «tale corrispondenza è il vero fondamento del simbolismo»; e si veda Battiato: «essere un’immagine divina di questa realtà», ma si ricordi anche la Genesi biblica per la quale l’uomo è «creato a immagine di Dio», tra microcosmo umano e macrocosmo naturale. Tutto questo è anche coerente con la riflessione buddhista (cara a Battiato) di interdipendenza e con lo sviluppo complessivo del disco Il vuoto nel quale la canzone è organicamente collocata. Con interdipendenza si fa, in effetti, riferimento al principio buddhista di un legame profondo fra tutte le cose («tu sei quello») la cui comprensione permette di arrivare alla vacuità, al livello massimo di perfezione, alla liberazione da tutte le emozioni distruttive (come si legge tra i tanti testi buddhisti in particolare in Lode all’interdipendenza scritto da Lama Tzong Khapa nel XIV secolo).
Segnalato così il valore complessivo del testo, possiamo passare a un’analisi più precisa della musica e del costrutto verbale.
Musicalmente e in primo luogo osserviamo che Era l’inizio della primavera deriva dalla melodia di una delle Sei romanze che Čajkovskij compose nel 1878 su un testo di Aleksej Konstantinovič Tolstoj, musica che è lasciata quasi nella sua forma originaria.
Più complessa l’analisi del piano testuale dove ci guida un’osservazione di Battiato il quale, dopo aver richiamato Čajkovskij, afferma: «Il testo era in russo: l’ho tradotto in inglese e poi in italiano. Ma trovavo banale la parola amore, e l’ho trasformata in “umore” e il verso fila benissimo: “La primavera cominciò all’ombra di betulle come risposta al mio umore, lanciavi un’occhiata era l’inizio tra noi due, piangevo prima di te”».
Le corrispondenze del testo Battiato-Sgalambro con quello di A. K. Tolstoj sono precise e risulteranno evidenti dalla lettura del testo russo di cui diamo trascrizione e traduzione:
«Era l’inizio della primavera / L’erba si mostrava appena / Il ruscello scorreva / L’aria (era) mite / Gli alberi stavano fiorendo (inverdivano). / Era mattina presto / la cornamusa del pastore fino ad ora era stata silente. / Le felci erano ancora chiuse nel bosco di pini. / Era l’inizio della primavera / all’ombra delle betulle / quando con un sorriso abbassasti gli occhi prima di me / in risposta al mio amore, abbassasti / abbassasti lo sguardo. / O vita, o bosco, o gioventù, / o luce del sole e speranza»
Il concetto di questa canzone è quello di benessere («noi stavamo bene») raro nella produzione di Battiato (e Sgalambro) e ancor più raro declinato al plurale. Romanticismo puro? «Sì – risponde Battiato – canto d’amori d’altri tempi, di rapporti veri, eleganti, con la donna che abbassava gli occhi di fronte allo sguardo di lui».
Tralasciamo -per ora- la possibilità di un significato ulteriore di questa parabola bucolica di derivazione forse virgiliana, per segnalare che fortissimo vi è un richiamo -in forma conscia o inconscia- al principio (anche alchemico) di corrispondenza.
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То было раннею весной,
трава едва всходила,
ручьи текли, не парил зной,
и зелень рощ сквозила;
Труба пастушья поутру
ещё не пела звонко,
и в завитках ещё в бору,
был папоротник тонкий;То было раннею весной,
в тени берёз то было,
когда с улыбкой предо мной
ты очи опустила…То на любовь мою в ответ
ты опустила вежды!
О жизнь! О, лес! О, солнца свет!
О, юность! О, надежды!И плакал я перед тобой,
на лик твой глядя милый;
то было раннею весной,
в тени берёз то было!То было в утро наших лет!
О, счастье! О слёзы!
О, лес! О, жизнь! О, солнца свет!
О, свежий дух берёзы!
La primavera era appena cominciata,
l’erba spuntava a stento,
il ruscello scorreva, l’aria non era afosa, e la verzura dei boschetti emergeva;La tromba del pastore al mattino
ancora non cantava squillante,
e ancora nel bosco dei pini,
arrotolata era la felce sottile.La primavera era appena cominciata,
all’ombra delle betulle,
quando con un sorriso davanti a me
tu abbassasti gli occhi…In risposta al mio amore
abbassasti le palpebre!
O vita! O bosco! O luce del sole!
O giovinezza! O speranze!E piangevo davanti a te,
guardando il volto tuo caro
La primavera era appena cominciata,
all’ombra delle betulle!Era l’alba dei nostri anni!
O felicità! O lacrime!
O bosco! O vita! O luce del sole!
O fresco soffio della betulla!
Acclarata questa derivazione è forse possibile segnalare una pagina di Guerra e pace di Lev Tolstoj, dove, nel secondo capitolo della terza parte del secondo libro, troviamo un’insistita simmetria (corrispondenza e analogia) tra la rinascita primaverile e il nascere dell’amore tra il principe Andrej Bolkonskij e Nataša.
Comunque, al di là delle fonti certe e provabili, possiamo dire che il collage e il gioco ad intarsio di Battiato e Sgalambro ci porta ad attuare un confronto tra vari testi, vari linguaggi, vari strumenti che si compenetrano in un unico potente e intenso pezzo che comunica davvero una sensazione di benessere e armonia non solo naturale ma interiore e spirituale.
Ed è sull’onda di quest’ultima riflessione che vorremmo azzardare una risposta alla domanda perché un testo così facile (apparentemente facile, come vedremo) in un disco così profondo come Il vuoto?
Per cercare di comprendere la scelta di Battiato e Sgalambro dobbiamo rifarci ad un concetto a cui abbiamo fatto cenno in apertura, quello di interdipendenza, di corrispondenza, di analogia. Scrive Michel Mirabail: «Il mondo è un’architettura di livelli di significato che rimandano gli uni agli altri riflettendosi indefinitamente in un gioco di specchi. (…) ‘Ciò che in basso come ciò che in alto / e ciò che è in alto è come ciò che è in basso / per fare dei miracoli una sola cosa’. (…) La realtà è una e universale… l’alto e il basso implicano tutto un sistema generale di corrispondenze tra alto e basso, quali che essi siano, purché si sappia associare l’alto al suo basso e viceversa. (…) ‘Il mondo di quaggiù è fatto in base di quello di lassù; così è stato fatto perché tutto sia ricondotto in un’unione perfetta… Ricordate che il Santo, che sia benedetto, ha creato il primo uomo nello stesso modo in cui ha creato il mondo’».
Sinteticamente e conclusivamente crediamo che questa parabola -parentesi- bucolica (Virgilio era un grande iniziato) voglia sottolineare l’importanza che ha il ritrovare una felice armonia interiore tra le varie componenti della nostra anima. Cioè questo idillio rappresenta quello che Battiato definisce «un grande beneficio» per «il corpo, il cuore e la mia mente / che spesso ai suoi pensieri mi incatena». Insomma questo «idillio bucolico» è un passo verso la liberazione dalle angosce della nostra mente, un passo verso la grande pace, verso il vero Vuoto mistico e buddhistico. «È un campo difficilissimo da trasformare in parole. Quando tu non hai più pensieri, creando questo vuoto, trovi il pieno (ride)». È da tutto questo dunque che viene il motivo della presenza di questa canzone in questo disco. Il significato ultimo e segreto è coerente con quello più immediato e palese, ovvero, per richiamare ancora la Tavola smeraldina «come in alto così in basso» e viceversa. E in coerenza: «D. T. Suzuki riferisce questo aneddoto: “un monaco chiese a Li-chan: ‘Se tutte le cose si riducono al vuoto, a che cosa corrisponde il vuoto?’ Li-chan rispose: ‘La lingua è troppo corta per spiegartelo. Perché troppo corta? All’interno e all’esterno ha una sola, identica natura’ rispose il maestro”». «Cosmologicamente l’esoterista si rappresenta il mondo come un insieme al tempo stesso graduale e circolare in cui tutto è interazione e dove la graduazione non è gerarchia né la circolarità ripetizione perché i due estremi si identificano. L’alto è come il basso, lo spirituale si converte nel materiale: l’immagine dello spirito più sottile si ritrova nella materia più densa. (…) Ts ‘ing-yuan Wei-sin, autore zen, così si esprime mirabilmente: ‘Prima di studiare lo zen per l’uomo le montagne sono montagne e le acque acque; quando grazie agli insegnamenti di un buon maestro, ha realizzato la visione interiore dello zen invece per lui le montagne non sono più montagne né le acque acque. Ma poi, quando ha davvero raggiunto l’asilo del riposo (scilicet: la comprensione del vuoto) di nuovo le montagne sono montagne e le acque acque». Dove, naturalmente, quello che viene consigliato è di guardare montagne e acque, primavere e amori in chiave esoterica e in controluce.