Ecco com'è che va il mondo
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¶Era la più grassa puttana che mai avessi visto, la donna più grassa che avessi guardato.
Aveva un vestito di seta cangiante, perline al collo, un ventaglio di struzzo, mani delicate.
Uno le disse: «schifosa montagna di grasso» rise e dimenò il corpo come a dire sì, o buon Gesù, certo sì.
Farlo con te non deve essere comodo, sei grassa come tre…..
e invece no, invece mi dicono che bel posto hai sei più bella di Marilyn o di Evelyn, non ricordo più.
Rise e dimenò il capo, farfugliò qualcosa, come a dire sì.
¶Vedete come va il mondo? Ecco com’è che va il mondo!
¶La mia anima non stilla miele e dolcezze, happiness and truth, bisogni naturali
Ma io ho una bambina, negli intervalli, che mi accarezza i bianchi capelli.
E gli anni si fanno docili al suo tocco mi bacia sulle guance crudeli e giochi pazienti di rami mi intreccia con le sue pupille da gatta.
¶Era d’aprile o forse era maggio?
Per caso la rincontrai risi e dimenai il capo accennai qualcosa come a dire sì.
¶Vedete come va il mondo? Ecco com’è che va il mondo!
La canzone deriva (o conserva traccia) di almeno tre luoghi letterari e uno musicale.
Il primo è uno dei 49 racconti di Ernest Hemingway intitolato La luce del mondo che vedremo in dettaglio più avanti nell’analisi.
Il secondo è la favola Gatto e topo in società dei fratelli Grimm che viene così ricordata da Sgalambro: «Fine della favola. ‘Così va il mondo’ – con queste parole si conclude la nota favola dei Grimm e smentisce malinconicamente la favola».
Il terzo riguarda invece il tema dell’amore del vecchio e la bambina che innerva l’intero Trattato dell’età: «capelli candidi… la cattiveria del vecchio… i suoi anni… essa… (una fanciulla…) li fa scorrere come grani di rosario con agili dita… il suo corpo inciso dagli anni riflette la crudeltà del mondo… lei paziente… le mani componevano continue carezze… come giunchi… ‘io sono vecchio e ho un’amante’, dice… e i capelli erano bianchi».
Una quarta citazione è invece musicale ovvero Era de maggio di Salvatore di Giacomo, canzone poi incisa da Battiato.
Se l’identificazione di tutto questo è relativamente facile, più arduo il senso complessivo. Pare di scorgere due vicende. Nella prima una prostituta e i suoi clienti variamente interessati a lei. Nella seconda il protagonista, che pure ormai è anziano e ha una relazione con una giovane amante, rincontra la prostituta e non riesce a nascondere un suo coinvolgimento. Tutto pare assurdo eppure è così che va il mondo (o «almeno andava nel secolo decimosesto»). Fine della favola.
Utile ora risalire ad alcuni passi dall’originale inglese dell’opera di Hemingway The Light of the World con rispettiva traduzione italiana:
«mani delicate»
La canzone deriva (o conserva traccia) di almeno tre luoghi letterari e uno musicale.
Il primo è uno dei 49 racconti di Ernest Hemingway intitolato La luce del mondo che vedremo in dettaglio più avanti nell’analisi.
Il secondo è la favola Gatto e topo in società dei fratelli Grimm che viene così ricordata da Sgalambro: «Fine della favola. ‘Così va il mondo’ – con queste parole si conclude la nota favola dei Grimm e smentisce malinconicamente la favola».
Il terzo riguarda invece il tema dell’amore del vecchio e la bambina che innerva l’intero Trattato dell’età: «capelli candidi… la cattiveria del vecchio… i suoi anni… essa… (una fanciulla…) li fa scorrere come grani di rosario con agili dita… il suo corpo inciso dagli anni riflette la crudeltà del mondo… lei paziente… le mani componevano continue carezze… come giunchi… ‘io sono vecchio e ho un’amante’, dice… e i capelli erano bianchi».
Una quarta citazione è invece musicale ovvero Era de maggio di Salvatore di Giacomo, canzone poi incisa da Battiato.
[…]
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Down at the station there were five whores (…) and six white men and four Indians.
One of the white men (…) had no cap and his face was white and his hands were white and thin.
One of the whores laughed out loud. She was the biggest whore I ever saw in my life and the biggest woman. And she had on one of those silk dresses that change colours. There were two other whores that were nearly as big but the big one must have weighed three hundred and fifty pounds. You couldn’t believe she was real when you looked at her. All three had those changeable silk dresses. They sat side by side on the bench. They were huge.
The cook turned and said to her quickly, ‘You big disgusting mountain of flesh.‘
‘Oh, my Christ,’ she said. She had a nice voice. ‘Oh, my sweet Christ.’
The man who was getting ready to say something spoke to me very low, ‘Must be like getting on top of a hay mow.’
I laughed and told it to Tommy.‘I swear to Christ I’ve never been anywhere like this,’ he said.
Alice was crying so she could hardly speak from shaking so. ‘He said,
You’re a lovely piece, Alice. That’s exactly what he said.’‘Yes, by Christ’
She smiled and she had about the prettiest face I ever saw. She had a pretty face and a nice smooth skin and a lovely voice and she was nice all right and really friendly. But my God she was big. She was as big as three women.
Alla stazione c’erano cinque puttane, (…) e sei bianchi e quattro indiani.
Uno dei bianchi (…) era senza cappello e il suo viso era bianco e le sue mani bianche e sottili.
Una delle puttane scoppiò a ridere forte. Era la più grassa puttana che mai avessi visto in vita mia e la più grassa donna. E aveva su uno di quei vestiti di seta che cambiano colore… C’erano altre due puttane che erano grosse quasi come lei ma quella grossa doveva pesare centosessanta chili. Non potevi credere che fosse reale quando la guardavi. Tutte e tre avevano quei vestiti di seta cangiante. Sedevano vicine sulla panchina. Erano enormi.
Il cuoco si girò e le disse in un soffio, ‘Schifosa montagna di grasso.’
‘Oh, Gesù,’ disse lei. Aveva una bella voce. ‘Oh, buon Gesù.’
L’uomo che si stava preparando a dire qualcosa mi parlò a bassa voce, ‘Dev’essere come salire in cima a un covone di fieno’.
Io risi e lo dissi a Tommy.
‘Giuro su Dio che non sono mai stato in nessun posto come questa,’ disse lui.
Alice stava piangendo tanto che a stento riusciva a parlare tanto tremava. ‘Ha detto, Sei un bel pezzo, Alice. È esattamente ciò che ha detto.’
‘Sì, in nome di Cristo’
Sorrise e aveva forse il più grazioso viso che avessi mai visto. Aveva un viso grazioso e una bella pelle liscia e una voce adorabile ed era proprio simpatica e molto amichevole. Ma Dio mio, era grossa. Era grossa come tre donne.
Veniamo ora ad un nuovo riferimento letterario, che ricorre molto frequentemente, ma in filigrana, in Battiato-Sgalambro: Joyce e in particolare l’Ulisse.
Innanzitutto, il nome Evelyn corrisponde al personaggio del romanzo di Joyce Gente di Dublino, Eveline, contrapposto a Marilyn, probabilmente riferito a Marilyn Monroe, l’icona della bellezza.
«Che bel posto hai» è una chiara allusione sessuale, che in Joyce troviamo anche nella forma «posticino». Il complimento è creazione di Battiato-Sgalambro mentre in Hemingway, a proposito della puttana «grassa come tre», compare, in diversi passi, lo stupore del protagonista, oltre che per l’enormità della giovane ragazza, anche per la straordinaria bellezza di lei, del suo viso, del suo sorriso, dei suoi occhi…
Quella che potremmo definire una sospensione del giudizio estetico, che seppur chiaro in senso lato (grassa ma bella), risulta un po’ confuso e obnubilato, viene -volutamente- accentuata, da un lato soprattutto dalla forte assonanza dei nomi Marilyn ed Evelyn, dall’altro dall’appunto quasi in segno di giustificazione «non ricordo più».
Qui di seguito citiamo i passi dell’Ulisse da cui riteniamo possano derivare parecchi passi della canzone.
Her secrets: old featherfans, tasselled dancecards, powdered with musk, a gaud of amber beads in her locked drawer.
Those girls, those girls, those lovely seaside girls. Fine eyes she had, clear. It’s the white of the eye brings that out not so much the pupil. Did she know what I? Course. Like a cat sitting beyond a dog’s jump.
Touch me. Soft eyes. Soft soft soft hand.
There was an innate refinement, a languid queenly hauteur about Gerty which was unmistakably evidenced in her delicate hands.
The pretty lips pouted awhile but then she glanced up and broke out into a joyous little laugh which had in it all the freshness of a young May morning.
O wonder! Coolsoft with ointments her hand touched me, caressed.
Young life, her lips that gave me pouting.
She kissed me. I was kissed. All yielding she tossed my hair. Kissed, she kissed me.
I suoi segreti: vecchi ventagli di piume, carnets di ballo con le nappe, incipriati di muschio, un gingillo di perline d’ambra nel suo cassetto chiuso a chiave.
Le belle, le belle, quelle belle ragazze in riva al mare. Begli occhi che aveva, limpidi. È il bianco dell’occhio a dare risalto, non la pupilla. Sapeva quel che io? Certa. Come il gatto che sta dove il cane non può arrivare.
Toccami. Occhi teneri. Mano tre volte delicata
C’era un’innata raffinatezza, una languida regale hauteur in Gerty, di cui erano prove inequivocabili le sue mani delicate
Le graziose labbra tennero il broncio per un po’, ma poi alzò gli occhi e scoppiò in una gaia risatina che aveva in sé tutta la freschezza di una prima mattina di maggio.
Oh meraviglia! Frescamorbida d’aromi la sua mano mi toccava, accarezzava
Giovane vita, le sue labbra che mi diede facendo boccuccia.
Mi baciava. Ero baciato. Tutta concedendosi mi scarmigliava i capelli. Baciata, mi baciava.
Importante sottolineare che i temi della gioventù, della bellezza, del maschile-femminile, espressi in una maniera potente proprio perché non convenzionale, vengono portati all’estremo attraverso le dirette e sovrapposte citazioni di due autori, Joyce e Hemingway, assai distanti per linguaggi e contenuti.
Da notare che ne La consolazione, Sgalambro teorizza come l’unica possibile «un’etica della consolazione» che egli chiama «etica per disperati», ovvero un’etica al di là della speranza razionale. Aggiungo, forse per assonanza o consonanza, un altro passo di Sgalambro.
C’è dunque una consolazione diversa da quella che siamo stati abituati a conoscere, una consolazione che agisce segretamente. Essa non ci consola della nostra fine miseranda… ma ci consola proprio con la nostra fine miseranda. È come se dicesse: ‘Ecco, vedi come si finisce?’