Caffè de la Paix

Caffè de la Paix è una canzone estremamente complessa e affronta molti temi che sono al centro della riflessione esistenziale e artistica di Battiato, dal tema della reincarnazione a quello della felicità, in questa vita e in quella avvenire a quello, davvero sconcertante, del rapporto tra sogno, inconscio e reincarnazione. Procediamo con ordine dando subito la parola a Battiato il quale in primo luogo afferma, a proposito della reincarnazione:

Dopo un certo numero di esistenze («credo nella reincarnazione») si spera di entrare nel mondo del non ritorno

E poi a riguardo del rapporto tra sogno, inconscio e reincarnazione, tra «reincarnazione e sogno»:

Negli ultimi anni il sogno sta diventando per me una nuova ricerca. Ho sogni che ricorrono, con ambienti che ricorrono spesso: sto entrando poco per volta nella toponomastica di ambienti che ho già vissuto in qualche altra vita. Il disegno si sta allargando moltissimo… Provo gusto nel vivere certi sogni che mi riportano in stanze di qualche secolo fa, con mobili che riconosco, case che ho frequentato forse cento anni fa. È una situazione che mi sta piacendo molto. Ogni sogno aumenta di un tassello il mosaico della mia vita passata… Ho anche notato che altre persone che conosco in questa vita sono state in relazione con me in altre vite… Sono le classiche persone che pensi di aver già conosciuto.

Da dove arrivano a Battiato queste riflessioni di ordine filosofico, religioso ed esistenziale? Per il tema della reincarnazione Battiato si richiama (come citiamo più volte in vari commenti) agli antichi testi sacri indiani ma naturalmente a parlare di questa antichissima e diffusissima teoria non sono solo i Veda, ma anche molti filosofi greci, ad esempio i Pitagorici, Platone e Empedocle. In particolare per Caffè de la Paix Battiato deve aver avuto presente proprio Empedocle e un suo frammento che recita così:

Io una volta fui ragazzo e ragazza, cespuglio e uccello, e muto pesce nelle onde. La Natura cambia tutte le cose, avvolgendo le anime in strane tuniche di carne. Le più degne dimore per le anime degli uomini.

Come pure può aver avuto presente qualche verso di Giovanni Pascoli che naturalmente non credeva nella reincarnazione e nondimeno era molto sensibile a quello che lui chiamava il «mistero delle cose»:

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico: io vivo altrove / (…) un’aria d’altro luogo e d’altro mese / e d’altra vita: un’aria celestina / che regga molte bianche ali sospese…

Ferme queste suggestioni va invece notato che la frase «L’inconscio ci comunica coi sogni / frammenti di verità sepolte» non credo rimandi direttamente a Sigmund Freud e alla sua opera capitale, L’interpretazione dei sogni, del 1900, quanto a tutta una civiltà di studi sul sogno di cui fa parte anche Freud. Per inciso, il testo di Freud è estremamente reticente sulle sue fonti e specialmente sulle sue fonti cabalistiche: Freud era ebreo e lavorava in un ambiente ancora antisemita e doveva lottare per affermare una scienza che ancora non esisteva, la psicoanalisi. Queste sono cose ben note a Battiato che, fin da ragazzo, ha letto L’interpretazione dei sogni, ma non è questo il suo mondo e non sono questi i suoi punti di riferimento.
Spiega Battiato:

Noi abbiamo cercato le radici, mentre loro in Oriente hanno sviluppato una coscienza cosmica. La psicologia occidentale, da Freud in poi, ha indagato l’inconscio; invece, la meditazione orientale, il superconscio.

Ma restiamo ancora su questi temi dando spazio a una domanda estremamente ben articolata e a una sapiente risposta di Battiato:

Senatore: Hai rilasciato un’intervista nella quale hai detto: ‘I sogni vanno abilmente destrutturati. Bisogna capire quali parti appartengono all’oggi, quali a ieri e quali all’immaginario e al fantastico’ e successivamente ‘Tutto dipende dal grado di conoscenza che hai del tuo genere di vita passata e dal grado di conoscenza che hai del tuo essere oggi’. In ‘Vite parallele’ canti: ‘Ma già qui vivo vite parallele (…) credo nella reincarnazione / in quel lungo percorso / che fa vivere vite in quantità’ e in ‘Caffè de la Paix’ dici: ‘L’inconscio ci comunica coi sogni frammenti di verità sepolte: / quando fui donna o prete di campagna, un mercenario o un padre di famiglia’…
Battiato: Credo nella reincarnazione. Ho sempre diviso questo campo che mi appassiona da tanto, pur restando fedele ad un’analisi freudiana che ho trovato sempre esatta, ma solo in una fase, nella sua interpretazione dei sogni come fenomeno psicologico. Lui stesso diceva: ‘Il sogno serve per preservare il sonno’, con tutti i suoi esempi sessuali e tutta la parte che riguarda lo studio dell’intervento esterno nel sogno. Nel sonno se hai un gomito che ti preme il costato, nel sogno c’è qualcuno che ti spinge con un bastone e questo fa parte del sogno e tu non ti svegli o una sveglia che diventa altro nel sonno e che ti protegge…Quello che manca nel mondo freudiano è quello che a me interessa e sono questi sogni strani di luoghi che tu in qualche modo conosci e sono ricorrenti. Stanze che ho conosciuto da qualche parte ed in epoche lontane…Questo è quello che m’interessa e la possibilità di intervenire nel sogno come storia cosciente, come succede nei film americani. La reincarnazione non è consapevole. Ognuno ha il proprio modo di intervenire in questo genere di cose… A volte le persone hanno la sensazione di aver vissuto in un’altra vita. I tibetani sono da seguire… Il Dalai Lama quando aveva tre anni faceva dei gesti che aveva fatto prima di morire. Ci si orienta… Ma il fatto divertente è che non si sa.

Ora però divengono necessari alcuni approfondimenti. Infatti, date queste coordinate culturali di riferimento, è opportuno approfondire in primo luogo il tema della reincarnazione, per poi fermarci su Gurdjieff (è lui infatti che ci dice «vieni a prendere un tè al Caffè della Paix»: Gurdjieff nel 1932 si trasferì a Parigi in un hotel vicino al Caffè de la Paix e questa era la sua sede preferita e dove incontrava i suoi allievi).
Iniziamo da una domanda solo apparentemente laterale: «È vero che da 35 anni mediti due volte al giorno? È vero. Ma come?»

Devo spiegartelo bene. Nel ’70 ho iniziato a meditare perché non c’era possibilità di scelta per me. Dovevo per forza uscire da certi disturbi di natura emotiva e quindi mi sono trovato a cercare una strada da solo. Avevo già cominciato a leggere i mistici indiani, poi sono passato ai mediorientali, poi ho incontrato un maestro della scuola gurdjieffiana e lì il sistema è diventato proprio didattico. Si tratta di rilassarsi bene, di conoscere tutti i nodi che ogni tanto bloccano la diffusione dell’energia e a quel punto vai da solo.

Precisa ancora Battiato in un’intervista a Barbara Alberti:

Il vero cambiamento della mia vita, il più grande, lo debbo alla scoperta di Gurdjieff. Da solo, con un’esperienza da autodidatta davvero selvaggia, ma molto interessante, avevo scoperto quella che in Occidente si chiama meditazione trascendentale, avevo cioè già fatto un percorso interiore, ma nel pensiero di Gurdjieff vidi perfettamente disegnato un sistema che io avevo intuito e frequentato. In un solo momento raccolsi tutto. Esistono tante vie, esiste santa Teresa, e san Francesco; quello di Gurdjieff mi era molto congeniale. Una specie di sufismo applicato all’Occidente, all’interno di una società consumistica. Gurdjieff ha significato per me anche una pratica e una disciplina che non avevo mai avuto. Il vero trionfo del metodo.

Alla luce di tutto possiamo dire non solo che il tema della reincarnazione è centrale nel pensiero religioso e artistico di Battiato ma che esso si lega alla necessità per ogni uomo di un percorso di purificazione e perfezionamento. Infatti per Battiato:

siamo esseri immortali / caduti nelle tenebre, destinati a errare / nei secoli dei secoli fino a completa guarigione (…) siamo angeli caduti in terra dall’eterno,/ senza più memoria: per secoli, per secoli / fino a completa guarigione.

Questi versi sono tratti da Le sacre sinfonie del tempo, dove oltre al tema della reincarnazione, si parla di guarigione. «Guarigione da che cosa? Dalla catena di reincarnazioni?» chiede Pulcini e questa la precisa risposta di Battiato:

Sì, e anche da quanto stavamo dicendo. Si guarisce dalla perversione, dal perseverare nell’errore. ‘Le sacre sinfonie del tempo’ aiutano a guarire lo spirito. Per entrare in certe zone bisogna essere puliti, altrimenti non ci si può entrare. ‘Come un cammello in una grondaia’ parla del dolore terreno. C’è un’espressione, ‘gli inutili dolori’, che amo particolarmente: alcuni sono veramente inutili.

Allora se felicità è quest’armonia con il nostro destino profondo possiamo capire perché «i nomadi della tundra» sembrino felici a Battiato e il perché del suo interrogarci se abbiamo davvero capito le ragioni della loro felicità. La canzone è dunque una parabola molto gurdjieffiana; dice Battiato:

Gurdjieff era soprattutto un maestro pratico di vita… tutto era finalizzato all’evoluzione interiore dell’uomo… un vero maestro libera, non lega. (…) il mio ruolo è questo: attraverso la musica invio certi messaggi diretti alla vita interiore e cerco di creare interesse verso una certa ricerca.

Una ricerca, non un’ortodossia, neppure gurdjieffiana o di altro tipo, partito, setta o chiesa, ma libera e per questo ricca di fascino e di mistero.

«Ci si risveglia ancora / in questo corpo attuale / dopo aver viaggiato dentro il sonno. / L’inconscio ci comunica coi sogni / frammenti di verità sepolte: / quando fui donna o prete di campagna / un mercenario o un padre di famiglia…»
Battiato-Pulcini, op. cit., pp. 69-70
«Restano i nomi e cambiano le facce e l’incontrario / (…) cerco di inseguire il sacro quando dormo / volando indietro in epoche passate»
Empedocle
Giovanni Pascoli, L’aquilone; e cfr. «e com’era contagioso e nuovo il cielo»
La seconda topica freudiana parla di una tripartizione della nostra psiche in Es, Super-Io e Io. Certamente rimanda al mito dell’auriga platonico contenuto nel Fedro ma anche alla tripartizione cabalistica di ruah, nefesh, neshamah. Gabriel Mandel però ci precisa che la Kabala è di derivazione sufica e che i sufi parlavano di «anima carnale… paragonabile all’Es… Anima della ragione naturale… paragonabile al Super-Io… Anima dello spirito intellegibile… paragonabile all’Io». Ma si ricordi la battuta di Freud che recita «là dove era Es, deve divenire Io» che va letta in una prospettiva di perfezionamento spirituale (Freud, Introduzione alla psicoanalisi, 1932).
Battiato cita la Kabala almeno due volte, nella canzone Atlantide (1993) e nel film Perduto amor, quando Clara Pasini dona al protagonista un libro e dice: «Questo libro contiene l’essenza dell’esoterismo, dalla Kabbala, al Sufismo, a Gurdjieff …» (Gabriel Mandel, “Il Sufismo e la psicoanalisi” in Il sufismo vertice della piramide esoterica, Sugarco, 1977, p. 213 e passim; Harold Bloom, La Kabbalah e la tradizione critica, SE, 2014, pp. 43-44 e passim.)
G. Santerini, Capital Tribune, 5/11/2004­­­­
Barbara Alberti, Amica, 6/5/1991
Per una comprensione del pensiero di Georges Ivanovič Gurdjieff, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, di P.D. Uspenskij, Roma, 1976, in cui egli espone il pensiero del maestro. Battiato precisa che è «il libro più bello per comprendere la sua scuola». Dello stesso Gurdjieff è bene poi aver presente anche I racconti di Belzebù al suo Piccolo Nipote, pubblicati da L’Ottava, la casa editrice di Battiato.
Ricordiamo: Le nostre anime (2015): «Le nostre anime cercano altri corpi / in altri mondi / dove non c’è dolore, ma solamente pace e amore.» e Mesopotamia (1989): «Anch’io a guardarmi bene vivo da millenni / e vengo dritto dalla civiltà più alta dei Sumeri / dall’arte cuneiforme degli Scribi / e dormo spesso dentro un sacco a pelo / perché non voglio perdere i contatti con la terra. / La valle tra i due fiumi della Mesopotamia / che vide alle sue rive Isacco di Ninive. / Che cosa resterà di noi? Del transito terrestre? / Di tutte le impressioni che abbiamo in questa vita?»
Vanity Fair, 28/6/2004; cfr. nostro commento a Testamento (2012)
Battiato in Testamento del 2012 ci ricorderà che «Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione»
filosofo e statista greco vissuto all’incirca tra il 490 e il 430 a. C.
Giuseppe Videtti, la Repubblica, 27/11/2011
Il cineforum del dottor Freud, Ignazio Senatore, Napoli, 27/11/2003
Le sacre sinfonie del tempo (1991)
Battiato-Pulcini, op. cit., p. 95; cfr. nostro commento a Medievale (1999) e L’ombra della luce (1991)
Battiato-Pulcini, op. cit., pp. 58, 65 e 66

Caffè de la Paix è una canzone estremamente complessa e affronta molti temi che sono al centro della riflessione esistenziale e artistica di Battiato, dal tema della reincarnazione a quello della felicità, in questa vita e in quella avvenire a quello, davvero sconcertante, del rapporto tra sogno, inconscio e reincarnazione. Procediamo con ordine dando subito la parola a Battiato il quale in primo luogo afferma, a proposito della reincarnazione (Vanity Fair, 28/6/2004; cfr. commento a Testamento, 2012):
Dopo un certo numero di esistenze («credo nella reincarnazione») si spera di entrare nel mondo del non ritorno
E poi a riguardo del rapporto tra sogno, inconscio e reincarnazione, tra «reincarnazione e sogno»:
Negli ultimi anni il sogno sta diventando per me una nuova ricerca. Ho sogni che ricorrono, con ambienti che ricorrono spesso: sto entrando poco per volta nella toponomastica di ambienti che ho già vissuto in qualche altra vita.

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