Caffè de la Paix
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¶Ci si risveglia ancora in questo corpo attuale dopo aver viaggiato dentro il sonno.
L’inconscio ci comunica coi sogni frammenti di verità sepolte: quando fui donna o prete di campagna un mercenario o un padre di famiglia.
¶Per questo in sogno ci si vede un po’ diversi e luoghi sconosciuti sono familiari.
Restano i nomi e cambiano le facce e l’incontrario: tutto può accadere.
Com’era contagioso e nuovo il cielo…. e c’era qualche cosa in più nell’aria.
¶Vieni a prendere un tè al Caffè de la Paix? su vieni con me.
¶Devo difendermi da insidie velenose e cerco di inseguire il sacro quando dormo volando indietro in epoche passate in cortili, in primavera. Le sabbie colorate di un deserto le rive trasparenti dei ruscelli.
¶Vieni a prendere un tè al Caffé de la Paix? su vieni con me.
¶Ancora oggi, le renne della tundra trasportano tribù di nomadi che percorrono migliaia di chilometri in un anno…
E a vederli mi sembrano felici, ti sembrano felici?
Caffè de la Paix è una canzone estremamente complessa e affronta molti temi che sono al centro della riflessione esistenziale e artistica di Battiato, dal tema della reincarnazione a quello della felicità, in questa vita e in quella avvenire a quello, davvero sconcertante, del rapporto tra sogno, inconscio e reincarnazione. Procediamo con ordine dando subito la parola a Battiato il quale in primo luogo afferma, a proposito della reincarnazione:
Dopo un certo numero di esistenze («credo nella reincarnazione») si spera di entrare nel mondo del non ritorno
E poi a riguardo del rapporto tra sogno, inconscio e reincarnazione, tra «reincarnazione e sogno»:
Negli ultimi anni il sogno sta diventando per me una nuova ricerca. Ho sogni che ricorrono, con ambienti che ricorrono spesso: sto entrando poco per volta nella toponomastica di ambienti che ho già vissuto in qualche altra vita. Il disegno si sta allargando moltissimo… Provo gusto nel vivere certi sogni che mi riportano in stanze di qualche secolo fa, con mobili che riconosco, case che ho frequentato forse cento anni fa. È una situazione che mi sta piacendo molto. Ogni sogno aumenta di un tassello il mosaico della mia vita passata… Ho anche notato che altre persone che conosco in questa vita sono state in relazione con me in altre vite… Sono le classiche persone che pensi di aver già conosciuto.
Da dove arrivano a Battiato queste riflessioni di ordine filosofico, religioso ed esistenziale? Per il tema della reincarnazione Battiato si richiama (come citiamo più volte in vari commenti) agli antichi testi sacri indiani ma naturalmente a parlare di questa antichissima e diffusissima teoria non sono solo i Veda, ma anche molti filosofi greci, ad esempio i Pitagorici, Platone e Empedocle. In particolare per Caffè de la Paix Battiato deve aver avuto presente proprio Empedocle e un suo frammento che recita così:
Io una volta fui ragazzo e ragazza, cespuglio e uccello, e muto pesce nelle onde. La Natura cambia tutte le cose, avvolgendo le anime in strane tuniche di carne. Le più degne dimore per le anime degli uomini.
Come pure può aver avuto presente qualche verso di Giovanni Pascoli che naturalmente non credeva nella reincarnazione e nondimeno era molto sensibile a quello che lui chiamava il «mistero delle cose»:
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico: io vivo altrove / (…) un’aria d’altro luogo e d’altro mese / e d’altra vita: un’aria celestina / che regga molte bianche ali sospese…
Ferme queste suggestioni va invece notato che la frase «L’inconscio ci comunica coi sogni / frammenti di verità sepolte» non credo rimandi direttamente a Sigmund Freud e alla sua opera capitale, L’interpretazione dei sogni, del 1900, quanto a tutta una civiltà di studi sul sogno di cui fa parte anche Freud. Per inciso, il testo di Freud è estremamente reticente sulle sue fonti e specialmente sulle sue fonti cabalistiche: Freud era ebreo e lavorava in un ambiente ancora antisemita e doveva lottare per affermare una scienza che ancora non esisteva, la psicoanalisi. Queste sono cose ben note a Battiato che, fin da ragazzo, ha letto L’interpretazione dei sogni, ma non è questo il suo mondo e non sono questi i suoi punti di riferimento.
Spiega Battiato:
Noi abbiamo cercato le radici, mentre loro in Oriente hanno sviluppato una coscienza cosmica. La psicologia occidentale, da Freud in poi, ha indagato l’inconscio; invece, la meditazione orientale, il superconscio.
Ma restiamo ancora su questi temi dando spazio a una domanda estremamente ben articolata e a una sapiente risposta di Battiato:
Senatore: Hai rilasciato un’intervista nella quale hai detto: ‘I sogni vanno abilmente destrutturati. Bisogna capire quali parti appartengono all’oggi, quali a ieri e quali all’immaginario e al fantastico’ e successivamente ‘Tutto dipende dal grado di conoscenza che hai del tuo genere di vita passata e dal grado di conoscenza che hai del tuo essere oggi’. In ‘Vite parallele’ canti: ‘Ma già qui vivo vite parallele (…) credo nella reincarnazione / in quel lungo percorso / che fa vivere vite in quantità’ e in ‘Caffè de la Paix’ dici: ‘L’inconscio ci comunica coi sogni frammenti di verità sepolte: / quando fui donna o prete di campagna, un mercenario o un padre di famiglia’…
Battiato: Credo nella reincarnazione. Ho sempre diviso questo campo che mi appassiona da tanto, pur restando fedele ad un’analisi freudiana che ho trovato sempre esatta, ma solo in una fase, nella sua interpretazione dei sogni come fenomeno psicologico. Lui stesso diceva: ‘Il sogno serve per preservare il sonno’, con tutti i suoi esempi sessuali e tutta la parte che riguarda lo studio dell’intervento esterno nel sogno. Nel sonno se hai un gomito che ti preme il costato, nel sogno c’è qualcuno che ti spinge con un bastone e questo fa parte del sogno e tu non ti svegli o una sveglia che diventa altro nel sonno e che ti protegge…Quello che manca nel mondo freudiano è quello che a me interessa e sono questi sogni strani di luoghi che tu in qualche modo conosci e sono ricorrenti. Stanze che ho conosciuto da qualche parte ed in epoche lontane…Questo è quello che m’interessa e la possibilità di intervenire nel sogno come storia cosciente, come succede nei film americani. La reincarnazione non è consapevole. Ognuno ha il proprio modo di intervenire in questo genere di cose… A volte le persone hanno la sensazione di aver vissuto in un’altra vita. I tibetani sono da seguire… Il Dalai Lama quando aveva tre anni faceva dei gesti che aveva fatto prima di morire. Ci si orienta… Ma il fatto divertente è che non si sa.
Ora però divengono necessari alcuni approfondimenti. Infatti, date queste coordinate culturali di riferimento, è opportuno approfondire in primo luogo il tema della reincarnazione, per poi fermarci su Gurdjieff (è lui infatti che ci dice «vieni a prendere un tè al Caffè della Paix»: Gurdjieff nel 1932 si trasferì a Parigi in un hotel vicino al Caffè de la Paix e questa era la sua sede preferita e dove incontrava i suoi allievi).
Iniziamo da una domanda solo apparentemente laterale: «È vero che da 35 anni mediti due volte al giorno? È vero. Ma come?»
Devo spiegartelo bene. Nel ’70 ho iniziato a meditare perché non c’era possibilità di scelta per me. Dovevo per forza uscire da certi disturbi di natura emotiva e quindi mi sono trovato a cercare una strada da solo. Avevo già cominciato a leggere i mistici indiani, poi sono passato ai mediorientali, poi ho incontrato un maestro della scuola gurdjieffiana e lì il sistema è diventato proprio didattico. Si tratta di rilassarsi bene, di conoscere tutti i nodi che ogni tanto bloccano la diffusione dell’energia e a quel punto vai da solo.
Precisa ancora Battiato in un’intervista a Barbara Alberti:
Il vero cambiamento della mia vita, il più grande, lo debbo alla scoperta di Gurdjieff. Da solo, con un’esperienza da autodidatta davvero selvaggia, ma molto interessante, avevo scoperto quella che in Occidente si chiama meditazione trascendentale, avevo cioè già fatto un percorso interiore, ma nel pensiero di Gurdjieff vidi perfettamente disegnato un sistema che io avevo intuito e frequentato. In un solo momento raccolsi tutto. Esistono tante vie, esiste santa Teresa, e san Francesco; quello di Gurdjieff mi era molto congeniale. Una specie di sufismo applicato all’Occidente, all’interno di una società consumistica. Gurdjieff ha significato per me anche una pratica e una disciplina che non avevo mai avuto. Il vero trionfo del metodo.
Alla luce di tutto possiamo dire non solo che il tema della reincarnazione è centrale nel pensiero religioso e artistico di Battiato ma che esso si lega alla necessità per ogni uomo di un percorso di purificazione e perfezionamento. Infatti per Battiato:
siamo esseri immortali / caduti nelle tenebre, destinati a errare / nei secoli dei secoli fino a completa guarigione (…) siamo angeli caduti in terra dall’eterno,/ senza più memoria: per secoli, per secoli / fino a completa guarigione.
Questi versi sono tratti da Le sacre sinfonie del tempo, dove oltre al tema della reincarnazione, si parla di guarigione. «Guarigione da che cosa? Dalla catena di reincarnazioni?» chiede Pulcini e questa la precisa risposta di Battiato:
Sì, e anche da quanto stavamo dicendo. Si guarisce dalla perversione, dal perseverare nell’errore. ‘Le sacre sinfonie del tempo’ aiutano a guarire lo spirito. Per entrare in certe zone bisogna essere puliti, altrimenti non ci si può entrare. ‘Come un cammello in una grondaia’ parla del dolore terreno. C’è un’espressione, ‘gli inutili dolori’, che amo particolarmente: alcuni sono veramente inutili.
Allora se felicità è quest’armonia con il nostro destino profondo possiamo capire perché «i nomadi della tundra» sembrino felici a Battiato e il perché del suo interrogarci se abbiamo davvero capito le ragioni della loro felicità. La canzone è dunque una parabola molto gurdjieffiana; dice Battiato:
Gurdjieff era soprattutto un maestro pratico di vita… tutto era finalizzato all’evoluzione interiore dell’uomo… un vero maestro libera, non lega. (…) il mio ruolo è questo: attraverso la musica invio certi messaggi diretti alla vita interiore e cerco di creare interesse verso una certa ricerca.
Una ricerca, non un’ortodossia, neppure gurdjieffiana o di altro tipo, partito, setta o chiesa, ma libera e per questo ricca di fascino e di mistero.
Battiato cita la Kabala almeno due volte, nella canzone Atlantide (1993) e nel film Perduto amor, quando Clara Pasini dona al protagonista un libro e dice: «Questo libro contiene l’essenza dell’esoterismo, dalla Kabbala, al Sufismo, a Gurdjieff …» (Gabriel Mandel, “Il Sufismo e la psicoanalisi” in Il sufismo vertice della piramide esoterica, Sugarco, 1977, p. 213 e passim; Harold Bloom, La Kabbalah e la tradizione critica, SE, 2014, pp. 43-44 e passim.)
Caffè de la Paix è una canzone estremamente complessa e affronta molti temi che sono al centro della riflessione esistenziale e artistica di Battiato, dal tema della reincarnazione a quello della felicità, in questa vita e in quella avvenire a quello, davvero sconcertante, del rapporto tra sogno, inconscio e reincarnazione. Procediamo con ordine dando subito la parola a Battiato il quale in primo luogo afferma, a proposito della reincarnazione (Vanity Fair, 28/6/2004; cfr. commento a Testamento, 2012):
Dopo un certo numero di esistenze («credo nella reincarnazione») si spera di entrare nel mondo del non ritorno
E poi a riguardo del rapporto tra sogno, inconscio e reincarnazione, tra «reincarnazione e sogno»:
Negli ultimi anni il sogno sta diventando per me una nuova ricerca. Ho sogni che ricorrono, con ambienti che ricorrono spesso: sto entrando poco per volta nella toponomastica di ambienti che ho già vissuto in qualche altra vita.
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Dichiarazioni
Tu credi nella reincarnazione, basta riascoltare l’attacco di ‘Caffè de la Paix’. Da dove questa certezza (se è una certezza)?
Se tu hai il senso di aver vissuto una cosa, di averla vissuta veramente e hai delle coordinate che ti fanno capire che quella cosa è veramente così, e poi nel tempo si conferma, non puoi parlarne con qualcuno che non sa di questo: è inutile, è tempo perso.
Ma tu sai chi o cosa vorresti diventare?
Be’, nei Veda si descrive il passaggio attraverso la porta dello spavento, questa possibilità di trasferimento in una zona dove la materia non c’è più.
Quindi tu vorresti non diventare più?
Sì. Vorrei non essere.
[VANITY FAIR, 28/06/2004]
È chiaro che anche in questo campo hai un accesso privilegiato, c’è un episodio particolare che vuoi raccontarci?
Sì, risale a quando la mia insegnante elementare mi fece vedere, circa vent’anni fa, un tema che avevo scritto. Devi sapere che io ho saltato la prima elementare, si faceva così quando i genitori volevano tenere ancora con sé il bambino per prepararlo.
Per entrare direttamente in seconda diciamo che il bambino doveva anche essere un po’ speciale…
Bah, non saprei. Questo tema, l’ho scritto forse in terza elementare, e cominciava così: ‘Io, chi sono?’ Ora, per un bambino di quell’età e poi specialmente, in una zona dove ho vissuto io, molto tribale, non avendo neanche auto genitori, diciamo così che avessero un minimo di cultura, è un caso lampante di come siamo già vissuti prima della nostra nascita.
Sì, la tua fiducia nella reincarnazione è evidente da tutto ciò che dici, e da come hai cercato di spiegarlo e farlo capire anche gli altri nel tuo ‘Al Caffè de la Paix’.
È vero.
[GIUDITTA DEMBECH, 12/2/2005]
Alla fine della nostra vita non conteranno le nostre prestazioni e le opere compiute. Non ci verrà chiesto se eravamo cattolici o protestanti o cos’altro. Le testimonianze di pre-morte ci dicono che prima di tutto, e soprattutto, dovremo chiederci quanto abbiamo amato.
[ATTRAVERSANDO IL BARDO; ROCKERILLA, FEBBRAIO 2014]
Nulla è permanente, niente è duraturo, ma questo è proprio ciò che noi esseri umani non riusciamo ad accettare… Il nostro ego si oppone, usando ogni trucco. Questo ‘io’, per quanto ridicolo a volte possa sembrare, vorrebbe vivere in eterno; non ci si può aspettare che l’ego rinunci di buon grado al proprio predominio. Nella misura in cui muore il nostro piccolo io, questo aggregato di processi psichici, pauroso, disperato, aggressivo, opportunistico, manipolante, e troppo di rado gioioso, si sviluppano di pari passo la fiducia, la vera gioia e una vera speranza. Ma evidentemente non ci interessano affatto l’evoluzione del principio divino, lo sviluppo dell’universo, la molteplicità delle possibilità. Ci interessano solo ‘io’ e ‘mio’.
[LA STAMPA, 11/12/2017]